Il coraggio, stavolta solo il coraggio.

Perchè ce n'è in giro, di coraggio, e non dobbiamo distrarci, trascurarlo. Il coraggio in questi mesi ha assunto a Paternò i visi, le mani e le parole di alcuni imprenditori che hanno preso una decisione semplicissima: denunciare i loro estortori.
E non si tratta di un caso eccezionale, stavolta, di un cavaliere isolato della legalità, ma di più persone. A questo coraggio dobbiamo guardare come si guarda al germoglio di una pianta che si rinnova, dobbiamo mostrarlo, farne bandiera, per dire che questo è quello che a noi sembra normale, la libertà e non la servitù.

Molti anni fa, più di 20, di certo, venne a Paternò Tano Grasso per tenere una conferenza, nel salone della chiesa dei cappuccini, erano gli anni dell'inizio delle associazioni antiracket, ma a Paternò, a quell'incontro, vennero pochissimi commercianti e imprenditori (si contavano sulle dita di un mano, a mia memoria), io ero il moderatore, con noi anche il giudice Felice Lima. Poi però anche a Paternò commercianti e professionisti denunciarono, erano gli anni '90, stagione di coraggio e di rabbia, e di sangue.
Il coraggio di oggi non è figlio dell'indignazione per il sangue delle stragi, ma di una voglia di normalità, di imprenditori che vorrebbero trovarsi faccia a faccia con la crisi economica senza dovere fare i conti anche con la criminalità e con la violenza.
Come istituzioni, faremo di tutto perchè non si abbassi la tensione e l'attenzione sulla lotta alla mafia, al racket, all'usura, che strangolano tante imprese, distruggono ancora di più la nostra economia. Ci saremo.

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