Recentemente il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha diffuso un comunicato in cui si preannunciano misure che riguarderanno i voti in condotta nella scuola secondaria, le sospensioni, l’istituzione di attività di cittadinanza solidale (https://www.miur.gov.it/web/guest/-/valditara-le-riforme-contro-il-bullismo-a-scuola).

Aspettiamo dunque il provvedimento, per comprendere i particolari e ovviamente per applicarlo, ma il comunicato spinge a fare delle considerazioni.

Il Ministro premette che le misure saranno adottate “Al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e di riportare serenità nelle nostre scuole”. Sono parole che colpiscono chi lavora nella scuola, per più di un motivo.

Innanzitutto perchè “ripristinare” e “riportare” sono due termini che sottintendono che qualcosa c'era (la cultura del rispetto e la serenità, nello specifico), poi si è persa, e adesso la ripristineremo e riporteremo. Vivo nella scuola, praticamente, da sempre. Da quando avevo 5 anni ad oggi non ho mai interrotto la mia frequentazione delle scuole italiane, e dunque posso testimoniare personalmente se la cultura del rispetto e la serenità abbiano avuto notevoli mutazioni negli ultimi 47 anni. Sinceramente non ne ho avvertite. Anche 40, 30 e 20 anni fa vi erano docenti autorevoli e altri assai meno, alcuni che godevano del rispetto, della stima e dell'ammirazione di studenti e genitori ed altri che erano invece oggetto di ben altri sentimenti e giudizi.

Mi chiedo però cosa faccia affermare al Ministro, e non solo a lui, che è necessario (ri)-affermare l'autorevolezza dei docenti. Forse l'enfasi con cui alcuni episodi di cronaca vengono affrontati, o la tendenza a decontestualizzare ciò che succede a scuola, dimenticando che le nostre scuole sono parti delle nostre società, e spesso i loro limiti e i loro problemi sono l'eco di problemi e limiti del contesto in cui operano.

Il calamaio lanciato contro i compagni da Crossi, in un famoso episodio del libro Cuore, finendo per colpire il maestro, era la reazione esasperata del povero ragazzino alle offese continue dei compagni, alle beffe rivolte alla sua condizione fisica e sociale. Insomma bullismo da un lato, reazione violenta dall'altro. Conclusione del maestro? Incredibile: “voltatosi verso i quattro colpevoli, disse bruscamente: — Vi perdono.”

La valutazione è uno degli aspetti principali dell'azione educativa, del nostro lavoro quotidiano, quindi se leggiamo che si è smarrita la cultura del rispetto, occorre affermare l'autorevolezza degli insegnanti, non c'è più serenità, ci chiediamo perchè, comprendiamo chiaramente che queste affermazioni sono valutazioni, e precisamente sono valutazioni negative del lavoro svolto da tutti gli operatori scolastici negli ultimi anni. Dunque il Ministro ci dice garbatamente che non siamo stati all'altezza, non lo siamo ancora. Personalmente, non sono d'accordo.

A proposito di bullismo, ad esempio, c'è già un'ottima legge in vigore, e le scuole, osservandone i principi, fanno un ottimo lavoro, sul versante della prevenzione quanto su quello del contrasto.

Se poi si volesse fare un discorso ampio, utile, sul tema dell'autorevolezza degli insegnanti, direi sull'autorevolezza del sapere, più in generale, e dunque della scuola, nella società odierna, sul benessere e la serenità nelle istituzioni scolastiche, sulla cultura del rispetto, credo che il rapporto tra gli scopi e i mezzi annunciati nel comunicato del Ministro sia molto discutibile.

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