Messa del 5 dicembre 2014

Cara Santa Barbara,

tu conosci i nostri timori e sai che viviamo un tempo incerto, che le nostre mille paure ci rendono il cuore pesante. Non è facile, Barbara, trovare la forza, nella lotta quotidiana, della fiducia contro la sfiducia, della speranza contro la rassegnazione, della solidarietà contro l'egoismo, del noi contro l'io.

Abbiamo un enorme bisogno di appoggiarci ad una forza più grande. Tu lo sai quante volte la nostra mente si smarrisce, e soprattutto quante volte il nostro cuore si chiude e le paure, il disagio, la tristezza, ostacolano perfino i rapporti umani, indeboliscono le nostre relazioni, disgregano le nostre famiglie. Tu lo sai quante volte il nostro sguardo verso il vicino è più di diffidenza o di rabbia che non di comprensione, di dialogo. E sai anche quanto bisogno abbiamo di sentirci meno soli, di poterci fidare di chi ci vive accanto, di chi condivide con noi un'abitazione, il quartiere, un luogo di lavoro. Insomma lo sai che ci serve la forza della Fede per dare energia alla voglia di vita, di comunità, di futuro.

Abbiamo bisogno di questa forza più grande per tornare a far vincere la vita, anche quando la morte bussa alla porta dei nostri cuori, ci strappa i nostri giovani su strade maledette, risuona col fuoco delle armi della mafia, come tanto tempo fa, di nuovo.

Quando più difficile è trovare la ragione della speranza, quando il dolore non possiamo capirlo, ci aggrappiamo al tuo coraggio, alla tua protezione e soprattutto al tuo esempio.

Così, Barbara, tu fai che le nostre paure non diventino mai disperazione, nè rassegnazione. Dal tuo esempio sappiamo che non c'è minaccia contro cui vale la pena arrendersi, non c'è debolezza umana che non si possa trasformare in grandezza, se ha l'umiltà di chiedere il sostegno della fede, di farsi sorreggere dalla prospettiva della giustizia e della salvezza.

Così, Barbara, le nostre paure non ci abbandoneranno, ma non ci vinceranno, perchè nel corpo e nel cuore di una città vivono anche i piccoli profeti della speranza, pregandoti, apriamo gli occhi a questa luce, e vediamo i segni del bene.

Sono i tanti volontari che senza bisogno di pronunciare discorsi parlano la lingua della solidarietà, verso gli stranieri, verso le persone sole, verso i bambini, gli anziani o i disabili e le loro famiglie, verso tutti i deboli.

Vediamo i segni di speranza che sono i nostri giovani che raggiungono traguardi importanti nello studio, nella professione, nello sport, nell'arte, mettendo a frutto le loro capacità e tanto impegno.

Vediamo genitori che lottano perchè la parola famiglia abbia un profumo, un calore, sia ricca e tenera come un seme pronto a schiudersi.

I segni della vita e della speranza, per una città, sono piccoli gesti, decisivi:

dei giovani che alzano la saracinesca di una nuova attività imprenditoriale, decidono di restare a lavorare a Paternò, un imprenditore che con coraggio denuncia i suoi estorsori, una giovane donna che ha il coraggio di difendere la vita dei suoi figli, già nati e in arrivo, e la sua, denunciando la violenza dell'uomo che un amore malato, sbagliato, le ha messo accanto.

Abbiamo aperto gli occhi e abbiamo visto quello stupendo, grandioso segno di speranza che è stato, per tutti noi, il dono grande dell'abbraccio, forte e discreto come lui,di Padre Salvatore Magrì.

E segni della vita e della speranza sono il nostro Castello e le Salinelle non più chiusi, né segno di degrado ed abbandono, ma finalmente invasi dai loro legittimi fruitori, i bambini ed i ragazzi di Paternò, oltre che da turisti e da visitatori provenienti da ovunque.

E segni della vita e della speranza sono le nostre piazze animate dai giovani e non più deserte. E non è stato un segno di speranza vedere questa tua, nostra casa piena, pienissima, di ragazzi e bambini all'apertura dell'anno scolastico, attorno alla reliquia di San Giovanni Paolo II, giorno di festa, di preghiera, di impegno?

Gli spazi che useremo per il centro di aggregazione giovanile e per il centro diurno per disabili, non sono segni di speranza, e la costruzione di una chiesa in un quartiere grande come quello di Scala Vecchia?

Ti prego, dunque, Santa Barbara, che apri i nostri occhi alla luce della speranza, dacci la forza dell'impegno, dell'unità, della costanza, perchè forse non è facile, non è subito, non è perfetto, ma è bello, costruire. Bello come te, come la nostra Paternò.

W S. Barbara.

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