Invisibili, sono i mille bisogni della città che non appaiono sui giornali, perchè non hanno il tono della polemica, perchè per vederli ci vogliono occhi liberi, capaci di cercare la verità tra le vite delle donne e degli uomini che vivono fianco a fianco e forse non si conoscono. Purtroppo invece i riflettori sono accesi sempre sui soliti palcoscenici, come se la città si esaurisse tutta in quelle decine di persone chiassose che affolliamo le pagine dei resoconti locali, per lo più per parlare di noi stessi e delle nostre mirabolanti azioni e opinioni.

E la città vera è invece giù dal palco, nemmeno spettatrice dello spettacolino, ma impegnata a vivere drammi più veri.

Gli invisibili sono, ad esempio, una famiglia con un uomo, marito, padre, incapace di essere altro che la sua rabbia, la sua prepotenza, e una donna, moglie, madre, che deve proteggere sé stessa e i suoi due figli. E lo fa. Chiama una delle associazioni (telefono di qualunque colore) che spesso sentiamo nominare in televisione, questa associazione sostiene la donna, lo fanno anche i servizi sociali del comune, ed il giudice dispone ufficialmente che mamma e bambini possano essere ospitati in una struttura apposita, tanto lontano da Paternò, per ricominciare, magari.

Sembra addirittura facile, detta in parole, ma in ore, minuti, giornate, non lo è. È sofferenza quotidiana, e poi è lavoro delle istituzioni. Assistenti sociali che organizzano il trasferimento, con la mamma, vigili urbani che vanno a prenderli a casa, un lungo viaggio in macchina, il bambino di meno di un anno a piangere, tutti in un misto di speranza e paura.

E dopo è il padre marito che non si rassegna, che viene al comune, pretende, protesta, come non sapesse il perchè, e forse davvero non capisce.

Gli invisibili hanno vissuto i giorni della violenza, ora vivono i giorni dell'incertezza, ma anche della speranza, hanno accanto a loro uno Stato, quello stesso contro il quale tutti noi tante volte ci arrabbiamo, che li ha presi per mano, tenta di proteggerli, si prende cura, per quanto può. Questo Stato, quello capace di prendersi cura, anche sfasciato com'è, mi fa sentire contento di esserne parte, anzi fiero di potere contribuire anche con il mio impegno perchè funzioni, un po' meglio. Quei bimbi, invisibili, quella donna, e perfino quell'uomo, sono il motivo per cui vale la pena che passiamo le ore a parlare di bilanci e relazioni, di mutui e patti di stabilità. Per stare dalla parte degli invisibili.

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