Per anni ho pensato che la politica, quella vera, quella giusta, doveva essere capace di dare voce ai più deboli della società, e pensavo che questi fossero i più poveri, i disoccupati, gli stranieri, le persone prive di strumenti culturali o materiali.

Amministrando ho scoperto che forse quel mio schema va un po' rivisto. Perchè la voce, arrabbiata, disperata, decisa, sfiduciata, di tanti cittadini in difficoltà, si sente, riesce ad avere uno spazio. Il problema è poi trovare le risposte, ma la voce della disperazione e della rabbia sa e può, oggi, farsi sentire.

Ci sono però delle categorie del tutto senza voce, sono quelli che non verranno mai a protestare, né a richiedere un loro diritto, né a chiedere proprio nulla, ma esistono, muti e spesso ignorati da tutti.

 

Oggi penso che la politica deve sapersi misurare con questa sfida, quella di ascoltare quelli che sono davvero, integralmente, privi di voce. Sono anziani (tantissimi), donne, uomini, bambini (tanti), animali, brandelli di natura.

Un anziano tenuto in stato di abbandono dalla donna con cui risulta sposato (circa 30 anni più giovane di lui), segregato a casa, non curato, per il quale siamo riusciti a pretendere che insieme forze dell'ordine, autorità sanitarie, servizi sociali prendessero coscienza, contemporaneamente, del suo caso, ed abbiamo evitato il solito gioco di rinvio di responsabilità e conseguente immobilismo.

Un giovane che ha fatto qualche errore, soprattutto a pensare che drogarsi potesse essere un modo per fare un dispetto a qualcuno, o per scappare da qualcosa, che abbiamo condotto, superando con energia la lentezza di una procedura giudiziario-burocratica estenuante, in una comunità di recupero, (ma qui, devo dire il vero, la sua voce è stata sua mamma, una voce fortissima). Resiste, ormai da mesi, tra qualche giorno la mamma potrà andare a trovarlo. Lo abbraccerà, e con lei vorrei sentisse l'abbraccio di una cosa che ancora possiamo chiamare istituzioni, qualcosa fatta perchè nessuno resti solo, resti senza voce.

Ogni volta che riusciamo a prenderci cura di un cittadino senza voce, ho la sensazione che il nostro lavoro ha un senso.

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